Sempre più musei hanno iniziato a ragionare sulla propria identità visiva non solo come supporto funzionale alla comunicazione, ma come parte integrante della loro missione culturale.
In un mondo sovraccarico di contenuti e immagini, il modo in cui un museo “si mostra” diventa centrale per attrarre pubblici diversi, costruire autorevolezza, e rendere il patrimonio culturale leggibile, vicino, vivo.
Clementina è la newsletter dello studio di comunicazione visiva LinEA Communication. É il luogo in cui ci raccontiamo attraverso Storie di libertà, crescita ed vita quotidiana, Visual Notes che raccontano la comunicazione visiva attraverso i nostri occhi, Ricette facili e illustrate.
Nel tentativo di rendere la cultura più accessibile, molti musei e istituzioni hanno adottato strategie tipiche del marketing e della comunicazione commerciale: loghi forti, storytelling accattivante, merchandising, social media, campagne virali.
Al museo si va per lo shop? (Marina un po’ sì ;) questo processo ha reso la “cultura” packaging? Sono domande che vengono spontanee e potremmo discutere per ore su cosa significa cultura o packaging, ma magari lo facciamo in un’ altra newsletter. ;)
Il punto è che opere complesse e stratificate vengono spesso ridotte a icone pop svuotate di contesto:
La Gioconda di Leonardo, diventa una GIF o un meme, con il risultato che si hanno stanze del museo vuote e stiamo tutti accalcati attorno a un unico dipinto.
Frida Kahlo un pattern per borse e t-shirt, tagliata fuori dalla sua biografia politica e dalla sua lotta.
La Venere del Botticelli, diventa una meraviglia: uno sticker o un influencer che si fa selfie in giro per l’Italia.


In questi casi, la comunicazione si limita a "vendere" una forma familiare, spettacolare e innocua, che rassicura, svuota, ma
non interroga e soprattutto ci rende acritici consumatori di cultura, luoghi e destinazioni.
Una comunicazione visiva responsabile non si limita a “mostrare bene” il patrimonio, ma lavora per renderlo vivo nel presente. Non parla solo a chi già frequenta i musei, ma cerca di coinvolgere chi li abita da fuori, soprattutto nei territori che custodiscono quei beni.
Comunicare cultura significa anche:
Far parlare le comunità locali, non solo gli esperti.
Tradurre il patrimonio in esperienze accessibili e partecipate.
Rispettare la complessità delle opere senza banalizzarle.
Fare del museo uno spazio di mediazione sociale e non solo di esposizione.
Allontanarsi dai concetti di “meraviglia”, “cultura alta” e “ cultura bassa”, genio e intellettualismi forzati. (seguire @buontea)
MArTA
Un esempio che ci ha incuriosito e interessato è il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA).

Nel 2019 il MArTA ha rinnovato la sua identità visiva e, per alcuni anni, ha fatto scelte comunicative innovative, per esempio il loro canale TikTok mostra che è possibile parlare di storia antica in modo coinvolgente, ironico e con linguaggi contemporanei. Accorciando quel divario che spesso si sente tra noi e l’ARTE, la CULTURA, e che ci rende quasi intimoriti nella fruizione del nostro stesso patrimonio artistico.
La scelta del logo, del tono di voce, dei contenuti e dei canali mostrano come l’identità visiva e i canali di comunicazione possano lavorare insieme, non solo per raggiungere più pubblico, ma anche come strumenti di mediazione tra istituzioni e persone.
Nel frattempo
Sulla nostra scrivania:
Ways of seeing, John Berger;
Critica portatile al visual design, Riccardo Falcinelli
Making Comics, Lynda Barry.
Abbiamo selezionato i film da guardare a breve, tra cui: Vermiglio, di Maura Delpero, , cha ha da poco vinto il 70° David di Donatello.
Linea Communication è uno studio di Comunicazione visiva, diamo vita al tuo progetto con una comunicazione visiva d'impatto e un design creativo. Il nostro visual storytelling mette in luce la tua storia, aiuta il tuo progetto a distinguersi, a entrare in contatto con il pubblico e a lasciare un'impronta decisiva.
Siamo Francesca e Marina e non vediamo l’ora di raccontare il tuo progetto attraverso le immagini. We C.A.R.E about your project.