“Restore balance. Most kids have technology, school and extracurricular activities covered. It’s time to add a pinch of adventure, a sprinkle of sunshine and a big handful of outdoor play.”
Penny Whitehouse
Clementina va in giro racconta di genitorialità e famiglie, con tutte le sue sfumature, difficoltà e colori. Una volta al mese bussiamo alle vostre caselle mail con attività da condividere con y più piccolə, che parlano di natura e semplicità, vi faremo cucinare insieme, saremo casa per le voci che guardano il mondo a misura di bambinə e di famiglie.
Cose che accadono in Clementina.
È in cantiere un progetto per l’estate che vi accompagnerà nei tre mesi di vuoto. Invitate chi sentite vicino al tema ad unirsi a Clementina!
In questa newsletter troverai:
Parchi giochi per guardare altrove e verso noi stessə.
I requisiti per entrare nella nostra Top 10.
Approfondimenti che condividiamo.
Un freebie di merende da scaricare.
Comodino: tre libri per te da noi.
A Clementina piace.
Ma in Italia? Mi chiedevo.
Ho fatto un viaggio a Berlino, io, Martino di due anni, un’amica e la sua bimba, anche lei dueenne. Entrambe conoscevamo la città ma nessuna delle due l’aveva mai vissuta nel ruolo di mamma. Così bici tra le gambe, seggiolini e caschetti ci siamo trovate a guardare gli spazi con occhi nuovi. Ogni isolato un piccolo parco giochi cintato, tra gli alberi, con la sabbia per pavimento. Ogni quartiere almeno un parco giochi più ampio, sempre unico, pulito, stimolante.
Ogni luogo aveva strutture diverse, pensate e progettate per far si che i bambini e le bambine si mettessero alla prova. Dove non riesci ad arrivare non vai. I giochi più da grandi si distinguevano da quelli per i più piccoli per la loro composizione, banalmente -o forse no- i pioli delle scale erano più distanziati tra loro e ne impedivano la risalita ai più piccini.
Gli adulti, uomini e donne, stavano distanti, a chiacchierare tra loro. Nessuno, se non forse i genitori dei piccolissimi, si avvicinava ai giochi; i bimbi e le bimbe erano liberə, liberə di interagire tra loro, di esplorare e di mettersi alla prova. Si sporcavano, sdrucivano i pantaloni, riempivano le scarpe di sabbia, quando le avevano in dosso. Nei giorni più grigi bastava una tuta impermeabile e via, a scalare e scivolare per mirabolanti costruzioni, praticamente sempre in legno e metallo.
Siamo abituatə a confrontare i servizi per le famiglie ogni volta che andiamo all’estero e uscirne perdenti. Ci coglie spesso quel senso di amarezza quando pensiamo “ma perchè da noi no? È così complicato??”
I servizi per l’infanzia che un Paese offre alle famiglie sono specchio della visione che quel Paese ha del futuro, parlano del progetto che si desidera mettere in atto per il proprio domani. Lo sguardo in Italia in questo senso è davvero molto miope, inutile riempirsi la bocca del termine famiglia quando la visione di questa non si traduce in nessun aspetto che la politica prova a portare nella società. Ma è davvero tutto qui?
Anche noi famiglie abbiamo un ruolo importante nelle richieste che portiamo avanti. Ancora troppe volte vedo genitori che interferiscono nel gioco dei bimbi limitando la loro esplorazione, sento frasi tipo “non correre!” o “ non sudare!”, di cui se ci pensiamo nessuno di noi ne capisce il senso eppure è capitato a tuttə di dirlo almeno una volta. Da quello che osservo in pochə condividerebbero la scelta di sostituire i pavimenti gommati con la sabbia, più sostenibile e meno lurida. Inoltre pur avendo un clima decisamente più mite al primo refolo di vento o minaccia di pioggia ce ne guardiamo bene dal far uscire i pargoli, con il timore che si ammalino, sembriamo non aver capito che le influenze invernali arrivano dallo stare in tanti chiusi senza respirare aria fresca e pulita.
Se vogliamo che qualcosa cambi nell’offerta di spazi che ci viene fatta noi per primə dobbiamo cambiare il modo che abbiamo di usare i luoghi che ci vengono dati. Se volgiamo che chi governa e decide abbia uno sguardo diverso verso l’infanzia noi per primə dobbiamo trattare lə bambinə con apertura, allentando la corda e lasciandolə sporcare, sbagliare ed essere liberə.
Grazie a chi ha contribuito con i loro video, Paride, Caterina, Camilla, Nina, Miryam.
Quando Petra era più piccola scherzando chiamavamo il playground l’ufficio, uscivamo alle 9 per andarci, poi piccola pausa pranzo a casa e di nuovo al pomeriggio qualche ora (se eravamo vicine, se no orario continuato fino alle 3), ogni giorno, pioggia, sole, vento, neve. Ne abbiamo esplorato decine, quello sotto casa che confinava con un parco, quello nel quartiere posh, quello con le fontane perfetto per i giorni caldi dell’estate, etc.
I miei personali requisiti: ombra, spazio, toilets e tanti tipi di giochi diversi sia per età che per esigenze. Non tutti lə bambinə sono uguali, ad alcunə piace stare tranquillə nella sabbia a giocare ad altrə piace arrampicarsi e fare salti, a moltə piacciono entrambe le cose, devono poter scegliere e sentirsi liberə e sicurə.
Dò per scontata la pulizia e che siano spazi protetti, so che non è così per molte realtà ma, e si torna sempre lì, la manutenzione e la sicurezza degli spazi dedicati ai bambini devono essere uno sforzo collettivo e delle istituzioni . Da soli si fa poco.
E tu? Raccontaci i tuoi pensieri sui parchi gioco. Questo è lo spazio per te, Clementina cresce con il confronto e le chiacchiere che facciamo insieme.
oppure
Un mondo per bambine e bambini, quello che ci piacerebbe.
“Based on visual arts and design, MONSTRUM create playgrounds that are not only full of physical challenges but that inspire kids to play by providing an adventurous scene, where there is space for the imagination.” I magnifici playground realizzati dallo studio Monstrum.
Questo numero della newsletter di
“Per lasciare più autonomia e indipendenza ai figli servirebbero città più umane, e anche orari di lavoro più brevi, remote working quando è possibile, retribuzioni più alte, spazi collettivi accoglienti e più lavoro di cura, pagato bene, fatto da persone preparate e motivate. È un cambiamento ben più radicale di una circolare che vieti l’uso dello smartphone a scuola, ma è l’unico che mi interessi davvero.” Dalla newsletter di
“Playground around the corner - I più bei parchi giochi nel mondo te li raccontiamo noi.” Il profilo instagram di Mary Franzoni.
“È opinione condivisa che il gioco sia una parte fondamentale dell’apprendimento dei bambini, ma non si può dire lo stesso per gli spazi in cui si gioca.” Da I parchi giochi per bambini non ci sono sempre stati, su Il Post.
Let Grow- “Let Grow believes today’s kids are smarter and stronger than our culture gives them credit for. We are making it easy, normal and legal to give kids the independence they need to grow into capable, confident, and happy adults. When we let go we… Let Grow.” - una serie di spunti interessanti e informazioni su come coltivare l’indipendenza dellə bambinə.
Cosa portare al parco giochi per merenda?
In tempi non sospetti abbiamo fatto un freebie in collaborazione con Haps Nordic che parla proprio di pranzi, merende e “schiscette”.
Comodino
Libri che parlano di parco giochi e di libertà di giocare!
Al parco, di Sara Stridsberg, illustrato da Beatrice Alemagna, Ed. Topipittori “I parchi sono luoghi dove i bambini sono (o almeno dovrebbero essere!) liberi di poter fare, giocare, essere, esplorare… luoghi in cui il controllo dell’adulto viene meno, ma anche dove anche l’adulto può temporaneamente distrarsi dalla durezza della realtà.”
La buca, di Emma AdBåge, Ed. Camelozampa, 2020. Non un vero parco giochi ma la libertà del gioco di cui i bambini e la bambine hanno bisogno.
Lotta Combinaguai di Astrid Lindgren, illustrato da Beatrice Alemagna, Ed. Mondadori. Lotta è una bimbetta che non sta mai ferma, le piace giocare e combinare guai, non so se c’entra con i playground ma c’entra con la libertà di giocare, sporcarsi, inventarsi avventure e anche, a volte, farsi un po’ male.
A Clementina piace
Facciamo viaggiare la fantasia e condividiamo qui uno spicchio di quello che ci cattura.
Come la progettazione di un parco giochi possa unire la sostenibilità, la scoperta e la fantasia permettendo all’infanzia di rivendicare il suo diritto al gioco libero e avventuroso.
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Clementina è un progetto pensato, desiderato e realizzato da Marina e Francesca. Facciamo foto, ci occupiamo di cibo, comunicazione e grafica. Ricerchiamo i libri, la natura, la spontaneità e la cura per respirare aria buona.
Abbiamo fatto nascere Clementina per creare un contenitore in cui raccogliere tutte le voci che raccontano la famiglia che ci piace, fatta di visi colorati, bambinə arruffatə, adulti a testa in giù e zaini ricolmi.
Vuoi raccontarci una realtà che secondo te sarebbe bello far conoscere o raccontare? Hai qualcosa di tuo da condividere?
Brave!!! Bell'approfondimento e begli spunti! C'è TANTISSIMO da fare, ma da qualche parte bisogna iniziare, voi lo avete fatto!
Che sogno i parchi gioco del nord Europa